La bambina di carta
À’isha ha deciso di raccontare la sua storia: ha deciso di pubblicare un libro, una autobiografia che dia voce alle spose bambine e possa essere di esempio per le altre vittime di una prassi matrimoniale alla quale è sottoposto, ancora oggi, un gran numero di yemenite. Uscire allo scoperto, però, non è così facile. À’isha si scontra subito con l’ipocrisia e il pregiudizio della società occidentale, rappresentata in scena dalla figura di un giornalista, che vuole vedere in lei la vittima di un sistema religioso e di una cultura considerata, a torto, arretrata e pericolosa. Ma À’isha deve anche fare i conti con i fantasmi del passato, con il ricordo del marito e del periodo trascorso con lui, con due mondi, quello Medio-Orientale e quello Occidentale, che fanno del corpo delle donne, e nel caso specifico delle bambine, il campo di battaglia delle proprie ideologie.
Prendendo spunto dalla vicenda di Nojoud Ali, sposa bambina yemenita che a soli 10 anni trovò il coraggio e la forza di chiedere il divorzio da un uomo più grande di lei che i genitori avevano costretto a sposare, e da altre notizie di cronaca estere e italiane, lo spettacolo La bambina di carta, vuole essere innanzitutto un’opera di sensibilizzazione nei confronti di un controverso tema ancora largamente ignorato in occidente, ma che, con il crescente flusso migratorio, è diventato una realtà anche nei paesi europei; vuole essere, inoltre, una riflessione più ampia sulla libertà della donna, sul suo ruolo, sia nelle società mediorientali, sia nella società occidentale, al fine di stimolare un dibattito più consapevole per smontare le ipocrisie e i pregiudizi che inquinano la discussione su temi così delicati e fondamentali.